Dalla Morte alla vita. Gli artisti contemporanei italiani interpretano la Resurrezione di Lazzaro

Catalogo della mostra "Dalla morte alla vita" tenuta a San Miniato (Pisa) nella via Angelica dal 6 al 28 novembre 2010. Curato da Fabrizio Mandorlini. Riproduzioni fotografiche Nilo Mascagni. Presentazione di Chiara Rossi assessore alla cultura, Fausto Tardelli vescovo di San Miniato. Introduzione di don Lido Freschi, parroco di Pino di Ponte a Elsa. Opere degli artisti:
GIORGIO GIOLLI • FRANCO GIANNONI • TROPEI • GIOACCHINO CALLONI • STEFANO GHEZZANI • BRUNA SCALI • SAURO MORI • ENRICO FORNAINI • PAOLO CAPONI • DILVO LOTTI • SALVATORE FIUME • REMO BRINDISI • ERNESTO TRECCANI • EMILIO TADINI • TRENTO LONGARETTI • SAVERIO TERRUSO • LUCIANO COTTINI • DIMITRI PLESCAN • TERESA BORRUSO • GLAUCO BARUZZI • PAOLO BARATELLA • BRUNO GANDOLA • LUCA VERNIZZI • VINCENZO SORRENTINO • NATALE ADDAMIANO • STEFANO PIZZI • SABINA CAPRARO COLANTUONI • LUCIANA MANELLI

Tutto iniziò nel 1982
Paolo VI nella lettera agli artisti scriveva: “L’artista moderno è soggettivo, cerca più in se stesso che fuori di sé i motivi dell’opera sua, ma propria per questo è spesso eminentemente umano. E’ altamente apprezzabile... Oggi come ieri. La chiesa ha bisogno di voi e si volge verso di voi”.
Come si è giunti ad avere una collezione di grandi opere a carattere religioso su un unico tema? Iniziò tutto nel 1982, ed ero da poco arrivato parroco nella piccola parrocchia dei SS. Filippo e Giacomo a Pino. Eravamo nei primi giorni dell’anno quando il Consiglio Pastorale Parrocchiale mi chiese di riorganizzare la festa tradizionale di San Lazzaro che per alcuni decenni era stata accantonata, pur essendone viva la memoria. Nacque un palio, il palio di San Lazzaro. Pensammo di coniugare la festa religiosa e popolare con qualcosa che restasse nel tempo e caratterizzasse questo percorso.

Renato Tozzi, gentleman della cucina italiana e ideatore della mostra mercato nazionale del tartufo

Per capire oggi, a distanza di tanti anni cos'è stata la cucina di Renato Tozzi e come aveva trasformato il Miravalle di San Miniato (Pi) in un gioiello della gastronomia italiana, credo sia sufficiente cosa annotò il più grande giornalista italiano sul registro di sala dove i clienti potevano lasciare i commenti. "Vorrei saper scrivere come il Tozzi sa cucinare". Firmato Indro Montanelli Capodanno '66. Seguono tante altre firme. Gli fece eco alcuni mesi dopo il 4 giugno 1966 il sindaco di Milano, il "sanminiatese" Pietro Bucalossi: "Vorrei saper amministrare come il Tozzi sa cucinare". Oppure quel "Penne mondiali e carrello poetico dei piatti di Tozzi io sono fanatico. Con molti complimenti per l'ospitalità e la buona cucina" firmato Giulio Bosetti, o il garbo con cui gli si rivolgeva il regista Ignazio Silone "Al signor Tozzi imploro comprensione per il chiasso e la confusione che la rappresentazione del mio lavoro ha portato nel suo dominio così bello". E quando si parla del tartufo, come il Re della tavola, credo sia indispensabile pensare a Lui come il vero Re della cucina e della cucina al tartufo. LEGGI TUTTO

Con "Oltre il Campanile" - Molino d'Egola riscopre in più di mille foto in bianco e nero la sua storia lunga un secolo

Questa pubblicazione è dedicata a tutti i molinesi. A volerla con determinazione gli abitanti del Molino d'Egola, autoconvocatosi in un gruppo di lavoro nel quale hanno avuto un ruolo determinante Maria Manuela e Antonella Marrucci, Walter Salvini, Lisandro Nacci, Giuliana Caponi, Manuela Magni, Filomena Potenza e Milly Matteoli, coordinati da Fabrizio Mandorlini, a cui hanno dato un contributo determinante tante "memorie" del paese. Tutti insieme si sono dilettati per più di un anno, in freddi dopocena come nella calda estate, al Circolo Arci a riscoprire volti, nomi, persone e date, in molti casi, ricordi flebili dell'infanzia o sentiti raccontare in famiglia. E', nel suo insieme un libro aperto, in progress.  Le foto contenute nel libro sono state messe a disposizione da tante famiglie molinesi. Malgrado le quasi mille foto proposte, il volume non ha nessuna pretesa di essere esaustivo e si prefigge solo lo scopo di dare un contributo, seppur modesto, di fissare su carta, mantenere e conservare la memoria dell'ultimo secolo al Molino d'Egola in modo da poterla documentare e tramandare alle generazioni successive. LEGGI TUTTO

La liturgia e la musica sacra nella diocesi di San Miniato in un volume scritto a più mani arricchito da un consistente apparato fotografico d'epoca

Il testo, scritto a più mani, grazie agli interventi di mons. Franco Baggiani, del prof. Paolo Morelli, di mons. Luciano Niccolai, di Carlo Fermalvento, Gualtiero Sollazzi, Fabrizio Mandorlini e don Amedeo Deri, offre un interessante panoramica della vita liturgica e delle scelte musicali verificatesi nelle nostre parrocchie dalla fine dell’Ottocento fino ai nostri giorni. Nel libro è esposto in bella sintesi il magistero dei Vescovi diocesani, vengono descritte le celebrazioni dell’inizio del loro ministero episcopale, ben sottolineata è l’azione capillare da loro svolta per l’educazione al culto divino e per la formazione musicale sia degli aspiranti al sacerdozio sia del popolo cristiano. Viene pure segnalato il ruolo di mons. Cosimo Balducci, mons. Pietro Stacchini ed altri sacerdoti, veri antesignani della riforma liturgico musicale operata da Concilio Vaticano II, convinti com’erano di quanto affermerà in seguito la stessa Costituzione conciliare: “la liturgia è la prima e indispensabile sorgente dalla quale i fedeli possono attingere il genuino spirito cristiano”. Una menzione speciale è riservata, al canto gregoriano, patrimonio prezioso da tener presente, anche in questa stagione postconciliare e alle rassegne corali, indette in questi anni dalla Commissione di musica sacra nell'intento di valorizzare le “scholae cantorum”, stimolandole a diventare vere guide del canto di tutta l’assemblea. LEGGI TUTTO

Le opere e gli scritti di Filiberto Scorzoso, tra impegno sociale e civico

Raccogliere gli scritti di Filiberto Scorzoso contenuti nella rubrica "Approfondiamo su..." proposta per anni sul settimanale diocesano “La Domenica” era un'idea che nasceva da lontano.
La scelta ha privilegiato gli argomenti e la riflessione. Ma possiamo dire che solo una minima parte, legata a date e fatti contingenti, o temi riproposti a distanza di anni, sono state omessi. Per inquadrare meglio la vita e gli scritti di Filiberto, è stato proposto a due persone che l'hanno conosciuto da vicino, e con cui ha strettamente collaborato, Gualtiero Sollazzi e don Andrea Cristiani di ripercorre un tratto della sua figura e delle sue opere. Infine, per inquadrare il ruolo storico del Difensore civico è stato chiesto a Lucia Franchini, attuale Coordinatore nazionale dei Difensori civici delle Regioni e delle Province autonome e Difensore civico della Toscana, succeduta a Giorgio Morales (con cui per il lavoro di ufficio Filiberto si consultava), di contestualizzare la sua figura nel momento storico e in confronto alle altre esperienze regionali.

Montecastello, un paese in un libro

“Fra la Valdera ed il Valdarno inferiore nelle ultime colline che degradano verso l’inizio della pianura pisana, sopra un colle dalla forma orbicolare sorge Montecastello a 131 metri sul livello del mare.” Pier Luigi Gorini elabora una panoramica generale di Montecastello, dalle sue origini fino ad oggi. Esamina non soltanto l’aspetto storico, ma anche i fattori sociali, religiosi e folcloristici che hanno caratterizzato lo sviluppo del paese.
In quest’opera viene sottolineato soprattutto il forte senso di appartenenza alla comunità, che contraddistingue gli abitanti: un popolo che ha sempre camminato insieme, unito nel bene e nel male, e che con intelligenza, volontà e tenacia ha anche saputo incominciare più volte da capo: “La chiesa, risorta dalle macerie più ampia e più bella come nelle intenzioni dei capofamiglia e di tutto il popolo, fu opera del genio civile, col contributo della comunità e di tanti benefattori”.  “Un grande libro che sicuramente saprà dare al lettore uno spaccato a trecentosessanta gradi di questa piccola località così tanto ricca di materiale.” LEGGI TUTTO

250 immagini dagli archivi esteri per raccontare la Toscana nel 1944, il passaggio del fronte e la liberazione

Tante foto, tanti preziosi frammenti di realtà e di storia;… di quella storia importante che ha condotto alla liberazione della Toscana nell’estate dell’anno 1944. Dalle riprese aeree di San Miniato, Montopoli in Val d’Arno, Santa Croce sull’Arno, Castelfranco di Sotto, Empoli, Pontedera, Vinci, Castelfiorentino, Certaldo, Cerreto Guidi, Montelupo, Fucecchio, Calafuria, Piombino, alle immagini di truppe francesi e marocchine, di soldati inglesi, di ufficiali tedeschi, di cacciacarri, di carri armati (es. gli Sherman neozelandesi sulla Cassia, in provincia di Siena), di panzer e di carri Tigre, di bombardamenti, di esplosioni fra le abitazioni, di macerie, di ferrovie e ponti distrutti (es. quello di Vallebuona, tra Colle di Val d’Elsa e Poggibonsi), dell’interno del duomo di San Gimignano, colpito dalle artiglierie;… a quelle dei volti degli sfollati, ovvero di coloro che hanno vissuto direttamente e concretamente le sofferenze, le paure e le ansie della guerra, dell’oppressione,… e poi, finalmente, la gioia della liberazione, appunto. In quest’ultimo contesto si inseriscono, tra le altre, le suggestive foto che fissano nella memoria: la cattura di un fascista; l’ingresso dei primi mezzi e soldati americani a Massa Marittima (24 giugno ’44), e quello dei primi soldati sudafricani a Firenze (4 agosto ’44). Questo utilissimo volume, che deriva da uno scrupoloso lavoro di ricerca compiuto dai curatori, permette proprio di ricordare, di non dimenticare quelle “storie tristi” di sessant’anni fa, conservate nelle immagini per imprimere le quali “i fotografi […] rischiarono la vita fianco a fianco con le truppe combattenti, e a volte ce la rimisero”. Autori: Claudio Biscarini, Luciano Niccolai e Fabrizio Mandorlini. LEGGI TUTTO

Il tesoro dell'Orcino, un bandito nella Toscana dell'Ottocento

“È successo un fatto strano / nel paese di Orentano. / Con badili e con arnesi / una squadra di lucchesi / incomincia il suo lavoro / alla cerca di un tesoro: / il tesoro dell’Orcino”. Era il 3 marzo 1959 quando a Orentano, sotto gli occhi perplessi e curiosi della gente, si scavò una grossa buca quadrata nel bel mezzo della strada provinciale. Il responsabile dello scavo, certo Giulio Ramacciotti, agricoltore di Lunata, in seguito al continuo incalzare delle domande fu costretto ad ammettere che effettivamente stava cercando quel famoso tesoro, di cui da oltre un secolo si favoleggiava l’esistenza: uno scrigno pieno di gioielli e di monete d’oro. Il fascino, il mistero, la leggenda e quasi il “mito” di un personaggio che, fra Altopascio, il Marginone, la Chiesina, Pescia e le Cerbaie, condusse un’intera esistenza in conflitto con la giustizia.In effetti, il tesoro che l’Orcino ci ha lasciato, non dobbiamo cercarlo sottoterra bensì nei doviziosi scaffali degli archivi toscani: l’incorreggibile bandito non ha fatto ancora vedere ai posteri il luccichio dell’oro e delle monete che forse nascose, ma con le proprie vicende e le proprie parole, riportate dalle antiche carte, ci ha permesso di recuperare dettagli, fatti, personaggi “di una varia umanità”, di un’epoca reale e vissuta in maniera diretta ed immediata. LEGGI TUTTO