A cura di Fabrizio Mandorlini, racconta in 160 pagine i sessant'anni di storia del Centro Sportivo Italiano nella provincia di Pisa. Note introduttive dei vescovi +Alessandro Plotti, e +Fausto Tardelli, di Andrea Pieroni presidente della Provincia di Pisa, di Alfonso Nardella presidente del Csi provincia di Pisa. Un ricco apparato fotografico d'epoca correda la pubblicazione.
Introduzione di Fabrizio Mandorlini
"Il tempo della riflessione e dei progetti è
passata. È l'ora dell'azione. La dura gara di cui parla San Paolo è in corso.
Siate pronti. È l'ora dello sforzo intenso. Anche pochi istanti possono
decidere la vittoria. Guardate il vostro Gino Bartali, membro dell'Azione
Cattolica: egli ha più volte guadagnato l'ambita maglia. Correte anche voi in questo campionato ideale, in modo da
conquistare una ben più nobile palma".
Con questa citazione in un suo discorso ufficiale
pronunciato davanti agli Uomini di Azione Cattolica in piazza San Pietro il 7
settembre 1947 Papa Pio XII definiva gli obiettivi ideali, i princìpi educativi
e le finalità morali dello sport e del Csi in particolare. Il 5 gennaio 1944, la Direzione generale dell'Azione
Cattolica approvava l'iniziativa del prof. Luigi Gedda, di intraprendere la
costituzione di un organismo specializzato per lo sport, con la denominazione
di "Centro Sportivo Italiano". Pur dichiarandosi quale prosecuzione
ideale della FASCI, la stessa nuova denominazione, nei confronti della
precedente, voleva indicare una precisa apertura apostolica verso tutta la
gioventù italiana e non più limitarsi alle sole associazioni sportive
cattoliche.
Idealmente si voleva proseguire l'esperienza della FASCI
(Federazione delle Associazioni Sportive Cattoliche Italiane), creata nel 1906
dall'Azione Cattolica Italiana e sciolta nel 1927 dal regime fascista. Nella primavera una apposita commissione, installata
dalla Presidenza centrale dell'Azione Cattolica, redige una bozza di statuto e
di regolamento organico. Nell'autunno del 1944 viene approvato il primo Statuto
del Csi, che pone a fondamento dell'azione associativa il fine di
"sviluppare le attività sportive ed agonistiche guardando ad esse con
spirito cristiano, e cioè come ad un valido mezzo di salvaguardia morale e di
perfezionamento psicofisico dell'individuo": questo sport dalla forte
valenza educativa va esteso al "maggior numero possibile di
individui". È il principio cardine dell'Associazione: il Csi è promosso da
cristiani, ma è aperto a tutti e collabora con quanti si impegnano per uno
sport a servizio dell'uomo.
La nuova associazione, che muove i primi passi in
un'Italia ancora divisa in due, afferma nella nascente Italia democratica il
diritto dei cittadini ad associarsi liberamente per praticare un'attività
sportiva. In un Paese interamente da ricostruire, dove anche gli
impianti sportivi mostrano i segni della guerra appena terminata, lo sport del
Csi si forma inizialmente all'ombra dei campanili: le sue Società sportive si
coagulano attorno agli Uffici Sportivi Diocesani e sono espressione, per la
maggior parte, di Parrocchie e Istituti religiosi.
Il Centro Sportivo Italiano è la più antica associazione
polisportiva attiva in Italia.
In tutti questi anni un impegno costante, una ragione di
fondo semplice quanto delicatamente gravosa: sostenere uno sport che vada
incontro all'uomo. Se Gedda è lo stratega della organizzazione cattolica
dello sport, è tuttavia Pio XII che ne definisce gli obiettivi ideali, i
princìpi educativi, le finalità morali. È stato scritto che Pio XII
"ultimo papa d'una chiesa ierocratica in una visione simbolica post
conciliare, è invece tra i primi, forse il primo, pienamente inserito in una
società di massa" e che "ebbe il senso vivissimo dei mezzi di
comunicazione di massa, cogliendone il potere reale e dedicando ad essi grande
cura".
Anzi si può affermare che Pio XII fece degli strumenti di
comunicazione di massa uno dei mezzi privilegiati per l'instaurazione di quella
societas christiana che costituì uno dei tratti più significativi del suo
pontificato. E certamente lo sport rientrava fra gli strumenti di
comunicazione di massa. Non a caso, nei suoi vari discorsi il riferimento allo
sport è frequente e sicuramente per assiduità non ha precedenti coi suoi
predecessori. A ulteriore conferma dell'interesse di Pio XII in materia di
sport resta anche tutta una serie di significativi episodi che inauguravano uno
stile del tutto nuovo. Nel 1946 riceveva, ad esempio, ed era la prima volta
nella sua trentennale storia, la carovana del Giro d'Italia, secondo una
consuetudine che si sarebbe negli anni ripetuta. E dieci anni dopo, nell’ottobre del 1955 quando, in
occasione del suo ottantesimo compleanno il Csi ormai organizzato in tutta
l’Italia mostra il suo lavoro e la sua azione (A quell'appuntamento il Csi si
presentava forte di un'organizzazione diffusa ormai in tutta la penisola: 17
Comitati regionali, 92 Comitati provinciali, 60 Comitati zonali, 3.000 Società
sportive, circa 80.000 tesserati), è ancora il Pontefice a esortare a fare
ancora di più: perché lo sport è fonte di beni fisici ed etici, va proposto a
tutti i giovani, anche ai più disagiati. Ai giovani dell'immediato dopoguerra
lo sport veniva proposto come un'alternativa esistenziale, cioè un ideale di
vita coraggioso, ottimista, superiore ai meri interessi e preoccupazioni
materiali: una proposta di rinnovamento totale di tutta la persona, anima e
corpo, attraverso un'attività sportiva sanamente intesa. In questa prospettiva
anche la funzione di una "associazione di categoria" come il Csi era
tracciata di conseguenza; attraverso essa la Chiesa "compie ed integra ciò
che manca ad un'idea, ad un'attività, ad un'opera, che per eccessi o per
difetti o per assenza di fondamenti ideali non siano pari, se non addirittura
contrari, alla dignità cristiana" (Pio XII). Ecco pertanto il programma
del Csi alla fine del suo primo decennio di vita, tracciato con quella famosa
espressione: "Lievito di cristianesimo voi dunque sarete negli stadi,
sulle strade, sui monti, al mare, ovunque si innalza con onore il vostro
vessillo" (Pio XII).
A far calare i messaggi di Pio XII sul territorio ci
hanno pensato i comitati provinciali del Csi, e Pisa è senza dubbio uno di
quelli che in tutti questi anni è stato più continuo ed attivo.
Sessant’anni di nomi, di volti, di società sportive, di
atleti, di sacerdoti, di vescovi tutti intenti a cercare di essere “lievito di
cristianesimo” tra i ragazzi, a formare alla vita e ai valori. Una
ricostruzione non esaustiva, quella che viene presentata, ricostruita anche
attraverso testimonianze orali, nella quale è stato tentato di ricomporre il
puzzle della memoria per sopperire agli archivi associativi, quasi inesistenti,
hanno portato a una ricostruzione a macchia di leopardo.
Ecco che la storia associativa si interseca con quella
delle società sportive, la storia di campetti attorno alla chiesa si interseca
con gli sportivi che attraverso lo sport del Csi sono diventati atleti a tutti
gli effetti, cercando di contestualizzare, nei limiti del possibile con le
vicissitudini del periodo storico.