“L’ordine arriva perentorio. Si deve sfollare. Nessuno -
secondo i tedeschi - deve rimanere in Fucecchio”: questo il contesto storico
entro cui si inserisce la vicenda di Geremia “Gere” Salvadori e di sua moglie
Giulia, originari rispettivamente di San Miniato e di Santa Croce sull’Arno.
Con il presente diario, che va
dall’1 al 21 agosto 1944, il figlio Mario ci fa rivivere lo sgomento, l’ansia,
l’angoscia, la fame, il terrore di quei giorni, ma soprattutto il coraggio
della madre e l’eroismo del padre, pienamente cosciente di andare incontro alla
morte nel tentativo, privo di ogni speranza, “di difendere la sua Giulia”: “Mi
ripeto continuamente le ultime parole di mio padre a mia madre: ‘Anch’io con
te’.
“VENERDÌ, 18 AGOSTO 1944 […] Alle 8 e un quarto di sera, due
tedeschi […] passano da dietro, dall’orto ed entrano in casa. […] Dopo aver
conversato con i miei genitori, questi due demoni […] sparano, uccidendo mia
madre e mio padre. […] Disperazione e dolore. In un turbinio di sentimenti.
Voglia di vendetta, odio, paura. Ancora e sempre paura.”