“Non mi potrò mai dimenticare delle ultime parole dettemi
da mio padre”, “il viso smarrito della santa donna di mia madre, il pianto
accorato della mia bambina più grande, la costernazione del visetto della mia
Anna”, “che non si sapeva rendere conto di quanta sventura stava capitando in
seno alla nostra famiglia!”: così scrisse Fiorello Fossetti, rastrellato a
Montopoli il 6 luglio 1944 dai reparti tedeschi in ritirata sulla Linea Gotica,
e tornato in libertà il 16 aprile successivo, a pochi giorni dalla fine del
conflitto.
In questo diario di prigionia,
Fossetti narrò le drammatiche vicende che caratterizzarono la propria
esperienza di deportato, “schiavo” “nelle mani di individui insensibili e
crudeli [,] sedotti da una dottrina barbarica”.
Destinato al lavoro coatto,
privato della libertà e allontanato dagli affetti familiari, egli si ritrovò a
combattere quotidianamente contro continui e imprevedibili pericoli, estenuanti
fatiche, insopportabili privazioni e uno stato di assoluta indigenza: “Siamo
accampati, mancanti di tutto e ridotti in uno stato di sporcizia estrema! Nella
notte dormo sempre pochissimo, è un continuo rombare di motori di aerei e non
manca mai il colpo del cannone”.
Un testo fondamentale, che descrive
il passaggio della guerra nel territorio montopolese.
Nella speranza che vicende così dolorose non abbiano più a verificarsi.A cura di: Claudio Biscarini, Luciano Niccolai e Fabrizio Mandorlini
Pagine 96 - Euro 8